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Nonostante io lavori con i social network e ringrazi di cuore la viralizzazione, la crossmedialità e la possibilità di engagement che un social può garantire al mio cliente (e alle mie idee),

a livello personale,
arriva un momento nella vita in cui smetti di farti i selfie e ritorni a chiedere agli sconosciuti di farti una fotografia.

Arriva un momento in cui se vuoi bere un litro di birra, non devi essere per forza nominato nella nek nomination, basta andare a una grigliata.

Arriva un momento in cui invece di fotografare il dolce della domenica, lo mangi.
Tutte queste foto di cassate e cassatine m’ aggia scassat u cazz.

Dovrebbe, invece, arrivare un momento in cui tutti gli italiani che sono partiti all’estero la smettessero di dire che siamo dei coglioni ad essere rimasti “in questo paese di merda”.
m’ aggia scassat u cazz anche voi.

Dovrebbe, inoltre, arrivare un momento in cui le persone la smettessero di sentirsi colpite nel profondo se leggono uno stato di un’altra persona della stessa città rivolto all’intera popolazione.

Dovrebbe, infine, arrivare il momento utopico in cui le persone capissero la differenza tra essere social e socievoli.

Arriva, quindi, un momento in cui dici: non voglio più essere social…
e mo’ bashtag!

8 thoughts on “Non voglio più essere social.

  1. Tutto giusto, tutto sbagliato. Lo sfogo è doveroso, aspettarsi che qualcuno condivida le tue idee è ormai improbabile (al massimo ti condividono il post su facebook!). Ho solo un appunto da farti (da buon napoletano): si dice m’AVIT scassat o cazz, quando ti rivolgi agli altri! Scherzi a parte, è tutto molto deprimente, ma penso di essere realista se affermato che è tardi per tornare indietro. No?

    • hai ragione tornare indietro è impossibile. la soluzione? eliminare dai social tutte queste categorie di persone e lasciare solo quelle che ti fanno ridere e pensare a qualcosa di costruttivo. fatto? fatto! sai cosa penso? penso che internet (intendo i social network) non sia più la finestra sul mondo, ma la finestra sulla nostra stanza. non ci informiamo più su cosa succede fuori, più che altro ci piace che il “fuori” si interessi su di noi. selfie, neknomination… sono tutte cose per dire “ehi, guardami guardami ci sono anche io!” è questo che non mi piace e che non condivido. a questo punto il discorso è più ampio, questo non è un problema di social, ma di narcisismo (neache insicurezza, ma pura vanità) …ed inizierebbe così un’inutile lotta contro i mulini a vento. quindi… m’AVIT scassat o cazz! 🙂

      • Io purtroppo la vedo anche peggio. Una persona a me cara mi ha fatto notare come lo stare tanto dietro a internet, social ecc, ci sta facendo perdere le sensazioni primarie, gli odori, il contatto fisico. È un argomento molto ampio e un po’ complicato da riassumere in poche parole. Il punto è che anche io e te, in questo esatto istante, stiamo giocando al gioco sbagliato: interagiamo senza sapere nulla l’una dell’altro, non ci incontreremo mai e rimarremo in contatto solo attraverso questa cosiddetta finestra sul mondo (che mondo non è). Morale della favola, non abbiamo neanche il diritto di lamentarci. Cheppalle!

  2. Da quando uno non può più lamentarsi sul fatto che non può più lamentarsi? Direi che possiamo continuare a farlo!
    Per me va bene!

    🙂

    Buona giornata e grazie per la risposta,
    mi piace avere confronti e pareri sulle mie cazzate.

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